1. La questione di oggi – Secondo il mio modesto parere

    AvatarBy Souji Okita il 21 Mar. 2015
     
    0 Comments   786 Views
    .
    L' eutanasia e il Buddismo - Secondo il mio modesto parere



    Questo è un argomento molto spesso dibattuto in maniera, a mio parere, sbagliata. Ciò che si sbaglia è l'approccio sistemico all'argomento. Le opinioni, il più delle volte si dividono tra chi sostiene la questione “morale” e chi sostiene la questione “scientifica”. Rispetto per la vita perché la vita è un dono o rispetto razionale delle scelte del singolo?
    Io credo che l'errore stia proprio nel voler dividere questi due aspetti che insieme potrebbero offrire una risposta soddisfacente sia dal punto di vista materiale che spirituale. Prendo spunto, a tal proposito, dagli insegnamenti del Buddhismo giapponese di Nichiren trasmesso dal famoso monaco Daisaku Ikeda. Dice Ikeda: “Attualmente, un punto ampiamente dibattuto è se il criterio legale per decretare la morte di un essere umano debba essere la morte del cervello o la cessazione del battito cardiaco”.
    Il concetto fondamentale di questo pensiero parte da una concezione spirituale molto distante dalla realtà cristiana più vicina a noi, ma i punti in comune sono visibili. Ikeda si chiede, in definitiva, se il cervello è il contenitore dell'anima o il computer che si occupa fisiologicamente del corpo. La risposta è entrambe. Perché secondo il Buddhismo di Nichiren, la mente non è più alta del corpo e anzi mente e corpo sono un'unità indissolubile, l'uno non esiste senza l'altro.
    L'obbiettivo non è l'eliminazione dei desideri terreni, ma il loro utilizzo nella ricerca di Dio, perché Dio, il tutto, è parte di noi, anche nel corpo.
    Partendo quindi da questo insegnamento, il cervello è sia sede delle attività fisiologiche del corpo, sia la sede dei pensieri spirituali.
    Una persona incapace di utilizzare e avere accesso ai propri pensieri consci e inconsci è non solo spiritualmente, ma anche fisiologicamente morta.
    L'eutanasia non è un atto di compassione, è anche una scelta spirituale. Scegliere di non voler vivere questa vita senza il controllo di se stessi è rispettabile, non è concreto, né distrugge la fede o la speranza. È un atto di coscienza personale e legittimo, ma anche e soprattutto di fede.
    La contrapposizione ideologica tra religione cristiana e atea deve essere superata, in favore del rispetto per tutte le forme di spiritualità individuali.
    Concludo con un altro estratto dal libro “I misteri di nascita e morte” di Ikeda:
    “Il complesso di credenze di ogni individuo non è un semplice stato della mente, ma una basilare realtà fisiologica.
      Share  
     
    .